Home
Petrolio

PETROLIO giù sui timori di una recessione USA

Scritto da -

L’aggressività della FED sul fronte dei tassi penalizza l’economia a stelle e strisce, che è la principale consumatrice di greggio

I timori riguardo a una possibile recessione degli USA – il più grande consumatore di greggio al mondo – spingono giù il prezzo del petrolio.
Nel giro di pochi giorni, le quotazioni di e sono precipitate dai 120 dollari fino ad un livello tra 105-110 dollari al barile.

La scorsa settimana la Fed ha approvato il suo maggior rialzo dei tassi di interesse in oltre 25 anni per arginare l’impennata dell’inflazione. Inoltre ha lasciato aperta la possibilità ad un altro rialzo di 75 punti, nel mese di luglio. Questa mossa così aggressiva finisce però con il penalizzare l’economia a stelle e strisce, tanto che cresce la convinzione che nel 2023 cada in recessione.

Secondo Goldman Sachs, adesso c’è una probabilità del 30% che accada, rispetto alla precedente previsione del 15%. Citigroup invece ritiene che la probabilità si avvicina al 50%.
Meno pessimisti sono gli economisti di UBS, che hanno scritto in una nota ai clienti di “non intravedere una recessione Usa o una recessione globale né nel 2022 che nel 2023, nel nostro scenario di base”.


Nel frattempo, il presidente Biden vuole varare misure contro gli aumenti della benzina, a fronte degli utili record registrati dalle compagnie petrolifere (in proposito, Biden si è scagliato contro il gigante americano Exxon, che quest’anno “ha guadagnato più soldi di Dio“). Questo affonda ulteriormente il prezzo del petrolio sui mercati.
Il cede a 105 dollari al barile mentre il cala a 110.

Il presidente della Banca centrale Jerome Powell – in audizione al Congresso – conferma “il forte impegno” della banca centrale americana a far scendere l’inflazione, e sottolinea che “l’economia americana è molto forte e può sostenere una politica monetaria più restrittiva.

Non è possibile commentare questo post.

IN EVIDENZA