L’ultimo meeting del 2020 della Bank of Japan non riserva sorprese. L’istituto centrale ha lasciato invariato il tasso di interesse a -0,1% e ha mantenuto l’obiettivo per il rendimento dei titoli di Stato giapponesi a 10 anni intorno allo 0%. L’esito è stato determinato da un voto di 8-1.
La BoJ ha anche affermato che non cambierà il controllo della curva dei rendimenti o il programma di quantitative easing. Tuttavia, estenderà di sei mesi del programma anti-Covid-19 lanciato a sostegno delle imprese giapponesi (fino alla fine di settembre 2021).
L’unica sorpresa è che i responsabili politici giapponesi hanno comunicato che inizieranno a cercare modi migliori “efficaci e sostenibili” per raggiungere il target di inflazione del 2% e pubblicheranno i risultati a marzo.
L’inflazione è la vera ossessione della BoJ. Non solo non si è mai avvicinata a target, ma si trova a fronteggiare l’incubo della deflazione. Minaccia confermata dagli ultimi dati sui prezzi al consumo di novembre, la cui componente core è scivolata dello 0,9% (dopo essere scesi dello 0,4% nel mese precedente), al ritmo più forte in un decennio.
Sul fronte valutario, lo yen giapponese rimbalza dopo aver toccato giovedì i massimi di 9 mesi contro il dollaro (). L’accelerazione dei contagi ha smorzato il sentiment degli investitori. Giovedì, Tokyo ha alzato il livello di allerta COVID-19 al più alto di quattro fasi, poiché il numero di nuovi casi è salito al massimo giornaliero.