Gli ultimi report riguardanti il mercato del lavoro in Nuova Zelanda aumentano la pressione sul dollaro ‘kiwi’, che scivola sui minimi di 7 mesi rispetto al collega americano ().
Nell’ultimo trimestre, il tasso di disoccupazione destagionalizzato della Nuova Zelanda è salito al 5,3%, il livello più alto dalla fine del 2016. Allo stesso tempo, il tasso di partecipazione alla forza lavoro è sceso al 70,3%. Il tasso di sottoutilizzo, una misura più ampia della capacità lavorativa inutilizzata, è salito al 12,9%.
Questi dati indicano un crescente deficit nel mercato del lavoro, in un contesto di indebolimento della dinamica economica, sottolineando la necessità di ulteriori misure di stimolo da parte della RBNZ.
Ecco perché i mercati adesso ritengono certo che la Reserve Bank of New Zealand taglierà i tassi di 25 punti base nella riunione che ci sarà il 26 novembre, con probabilità pari per un ulteriore taglio nel 2026.
Ciò ha aumentato la pressione sulla valuta neozelandese. Il cambio NZDUSD è sceso sotto 0,565, sul livello più basso di 7 mesi. Negli ultimi giorni la coppia di valute è rimbalzata sulla media mobile a 50 periodi, ma ancora più interessante è il fatto che proprio la media a 50 periodi è scesa sotto quella a 200 periodi. Solitamente questo invia un messaggio fortemente ribassista al mercato.
Va aggiunto che la pressione al ribasso sull’ è salita dopo che alcuni funzionari della Federal Reserve hanno espresso dubbi su un taglio dei tassi a dicembre.
Il dollaro kiwi viaggia inoltre vicino al minimo degli ultimi 12 anni contro l’aussie (AUDNZD), a causa delle divergenze tra i percorsi di politica monetaria dei due paesi.

















