La possibile pace commerciale tra USA e Cina alimenta la propensione al rischio e solleva i mercati globali, facendo felice soprattutto il dollaro australiano, che riprende quota rispetto al collega americano.
Le due maggiori economie del mondo hanno raggiunto un’intesa sommaria sui punti più caldi come controlli alle esportazioni, regolamentazione del fentanyl e tasse di spedizione, spianando così la strada alla firma di un accordo quando i presidenti Donald Trump e Xi Jinping si vedranno entro la fine della settimana.
Le speranza di una pace commerciale tra Usa e Cina avrebbe ricadute su vasta scala, e siccome l’Australia è un paese fortemente orientato all’export la sua economia ne beneficerebbe.
Peraltro settimana scorsa proprio Stati Uniti e Australia hanno chiuso una partnership sui minerali critici, con i presidenti Trump e Albanese che l’hanno inquadrata come un passo strategico per frenare la dipendenza americana dalla Cina.
Tutto ciò ha contribuito a spingere il cambio ad affacciarsi oltre 0,655 dollari, tornando a testare la media mobile a 50 periodi che agisce da resistenza. E’ dal mese di maggio che il rapporto tra le due valute oscilla nell’intervallo compreso tra 0,640 e 0,660. Il mese scorso l’Aussie tentò di uscire dal range ma ci fu subito un pullback.
Sul fronte interno l’attenzione si posta ai prossimi dati sull’inflazione del terzo trimestre, che dovrebbero fornire informazioni cruciali sulla prossima direzione politica della Reserve Bank of Australia. I segnali di persistenti pressioni sui prezzi mostrati dai recenti dati mensili sull’inflazione, potrebbero influenzare la RBA che si riunisce la prossima settimana. Dopo tre riduzioni dei tassi all’inizio dell’anno, la banca centrale dovrebbe prendersi una pausa.

















