Nonostante i segnali negativi che giungono dall’economia cinese per via della guerra commerciale, lo Yuan si risolleva rispetto al dollaro, grazie all’ottimismo riguardo un colloquio diretto tra Trump e Xi Jinping, che dovrebbe avvenire questa settimana.
Le tensioni tra USA e Cina sono aumentate dopo il botta e risposta tra Washington e Pechino circa presunte violazioni agli accordi trovati qualche settimana fa a Ginevra. Uno scenario che faceva temere ulteriori ripercussioni sull’economia cinese che – come vedremo tra poco – già evidenzia segnali di debolezza a causa della guerra commerciale.
Tuttavia, i mercati hanno trovato un piccolo sostegno nelle speculazioni su una una chiamata Trump-Xi questa settimana, contribuendo a un cauto ottimismo.
Nel frattempo, ulteriori dati macro hanno evidenziato il crescente impatto dei dazi statunitensi sull’economia cinese.
Il PMI manifatturiero elaborato da Caixin/S&P Global è infatti sceso a quota 48,3 punti. Si tratta della prima contrazione in otto mesi, nonché la più forte da settembre 2022. Peraltro gli analisti si aspettavano un lieve miglioramento a 50,7 punti.
Il risultato è in linea con il PMI ufficiale cinese pubblicato sabato, che ha mostrato che l’attività delle fabbriche è diminuita per il secondo mese consecutivo.
Gli spiragli di ottimismo circa un colloquio diretto tra Trump e XI hanno permesso allo yuan di rafforzarsi a circa 7,19 per dollaro (), invertendo le perdite della sessione precedente. È probabile che lo yuan continuerà a oscillare in un intervallo limitato prima del colloquio Trump-Xi, poiché l’esito di quel colloquio potrebbe indirizzare le prospettive di entrambe le due maggiori economie del mondo.
Intanto il rendimento dei titoli di Stato cinesi a 10 anni è rimasto stabile a circa l’1,7%, vicino ai minimi di tre mesi.

















