Non procede bene questa settimana per il dollaro neozelandese (NZD), che sta perdendo quota rispetto all’omologo americano e si allontana dai massimi di 5 settimane toccati pochi giorni fa.
Il cambio è sceso infatti verso 0,566 martedì, continuando il suo movimento di pullback dopo essere rimbalzato sulla Ema50 (in qualità di resistenza).
Questo indebolimento è frutto di diversi fattori, a cominciare dalle nuove minacce tariffarie da parte del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.
Lunedì sera, il presidente USA ha annunciato l’intenzione di imporre tariffe sulle importazioni di chip di computer, prodotti farmaceutici, acciaio, alluminio e rame, con l’obiettivo di spostare la produzione negli Stati Uniti e aumentare la produzione nazionale. Tra i Paesi più colpiti sarebbe la Cina, che è il più grande partner commerciale della Nuova Zelanda.
Un altro aspetto che sta penalizzando il dollaro neozelandese è il clima di avversione al rischio sui mercati, a causa del sell-off globale in corso nelle azioni tecnologiche, per via delle preoccupazioni riguardo al dominio degli Stati Uniti nell’intelligenza artificiale.
Infine va considerata anche l’aspettativa circa la politica monetaria della Reserve Bank of New Zealand. I mercati stimano con una probabilità del 90% che ci sarà un altro taglio del tasso di 50 pb a febbraio, con l’RBNZ che dovrebbe ridurre i tassi di un totale di 100 bps entro il 2025.

















