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Dollaro di corsa dopo gli ultimi dati macro e l’inflazione

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Le vendite al dettaglio sono rimbalzate del 3% a gennaio, il massimo da marzo 2021, evidenziando la forza dell’economia a stelle e strisce

Se fino a lunedì molti investitori erano convinti che questa settimana avrebbe sancito un ammorbidimento della FED, queanto successo tra martedì e mercoledì ha invece cambiato lo scenario.

Il dato sull’inflazione reso noto martedì è stato peggiore del previsto, perché sebbene ci sia stato un rallentamento (il tasso è leggermente rallentato al 6,4%), non è stato così forte come si ipotizzava. Non abbastanza da spingere la FED a togliere il freno dall’acceleratore.

Mercoledì poi le vendite al dettaglio sono rimbalzate del 3% a gennaio, il massimo da marzo 2021, evidenziando la forza dell’economia a stelle e strisce. Una forza che consentirebbe alla banca centrale Usa di continuare a spingere sul fronte dei tassi, per contrastare l’inflazione ancora elevata.

A tutto questo si aggiungono i commenti dei presidenti della Fed di Richmond Barkin e del presidente della Fed di Dallas Logan, che hanno sottolineato la necessità di un periodo più lungo di aumenti dei tassi, se l’inflazione dovesse persistere al di sopra dell’obiettivo.

Tanti indizi che raccontano di una FED pronta a proseguire lungo la strada delle strette monetarie ancora per qualche tempo.

Così si spiega la ripresa del dollaro sui mercati valutari. Il ha supera anche quota 104 per la prima volta dall’inizio di gennaio. Il cambio è scivolato di nuovo sotto 1,07. Peggio ancora è andata alla sterlina () e al dollaro australiano () che hanno perso oltre un punto percentuale rispetto al biglietto verde.

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