E’ una Fed divisa riguardo alle prossime mosse di politica monetaria. Da quanto emerge dalle minute di settembre (quando decise di mantenere invariati i tassi per la seconda riunione consecutiva) un numero crescente di funzionari del board americano vorrebbe avere ulteriori conferme sulla crescita economica (a ottobre e novembre) prima di decidere di alzare il costo del denaro.
Cosa farà quindi la FED? Slegherà o meno i ritocchi del tasso di interesse dall’andamento dell’inflazione? Questa è la domanda chiave alla quale si vuole dar risposta leggendo le minute relative all’incontro del Fomc tenutosi a settembre.
Al momento la probabilità maggiore è che a dicembre il terzo rialzo dei tassi nel 2017 di interesse probabilmente si farà, malgrado l’inflazione non sia ancora prossima al target del 2%. La maggioranza del board infatti è convinta che le condizioni economiche siano in miglioramento costante, e questo basta per ritenere che potenzialmente l’inflazione tornerà presto al 2%.
Va detto che il presidente della Fed di San Francisco – John Williams – ha commentato dicendo che “vede un ritmo graduale di aumenti dei tassi nei prossimi due anni, fino a raggiungere il 2,5%”.
Subito dopo la lettura delle minute, i mercati hanno penalizzato il dollaro che ha avuto un lieve calo nel valutario.
Il cambio EurUsd è salito verso 1,186. Il test della media mobile 50 periodi, che poteva segnalare la crisi del trend rialzista in atto da aprile, per il momento è stato superato (fonte grafica broker ).