Dal mercato del lavoro giungono segnali positivi per l’economia a stelle e strisce, ma non per il dollaro che scivola sui minimi di oltre due mesi, perché la prospettiva di ulteriori tagli dei tassi da parte della FED si fa sempre più robusta.
Secondo i dati forniti dal Bureau of Labour Statistics, i non-farm payrolls (indicatore molto osservato per comprendere lo stato di salute del mercato del lavoro statunitense) sono aumentati di 64 mila unità a novembre, dopo il calo di 105 mila buste di settembre (a ottobre i dati non erano stati forniti a causa dello shutdown). Il dato è migliore delle attese del mercato che indicavano un aumento di soli 50 mila di posti di lavoro.
Intanto il tasso di disoccupazione è leggermente cresciuto al 4,6%, toccando il livello più alto dal 2021 e segnalando un mercato del lavoro in raffreddamento.
La retribuzione media oraria nel settore privato non agricolo è aumentata dello 0,1%. Si è trattato del più piccolo aumento dei salari dall’agosto 2023. Negli ultimi 12 mesi, gli utili orari medi sono aumentati del 3,5% a novembre, segnando l’aumento più lento da maggio 2021, in calo rispetto al 3,7% di ottobre.
Il quadro fornito da questo report consolida l’idea che la FED abbia un po’ di spazio per tagliare i tassi di interesse e stimolare l’economia (le aspettative degli investitori sono per due ulteriori tagli nel 2026). Ciò amplierebbe la divergenza di politica monetaria rispetto ad altre banche centrali, BCE in primis. Per questo il dollaro perde quota.
Il è scivolato sotto la soglia di 98, toccando il livello più basso in più di due mesi.
Il prossimo supporto è verso quota 97,5, ma bisogna fare attenzione al segnale tecnico offerto dall’incrocio della media mobile a 50 periodi oltre quella a 200 periodi, perché di solito preannuncia uno scenario rialzista.
