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Le performance passate non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri o delle performance future
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CAFFE’, dopo la corsa è in arrivo una pausa?

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L’ultimo impulso rialzista potrebbe finire sulla nuova politica dei dazi USA riguardo al caffè

Quest’anno sul mercato delle materie prime si è parlato soprattutto della corsa dell’oro, mentre il mercato azionario è stato dominato dal tema dell’intelligenza artificiale, che ha spinto i listini verso nuovi record. Ciò ha fatto passare in secondo piano un altro mercato che si è distinto per intensità e continuità, quello del caffè.  

Di questa commodity ha parlato Gabriel Debach, analista di , sottolineando che “ha mostrato una resilienza superiore a quella di molte asset class tradizionali“, visto il guadagno per il terzo anno consecutivo dell’Arabica, che oggi si muove a 482 dollari per 60/kg, in rialzo del 20% da inizio anno.
Tuttavia non è stata una crescita lineare, perché dopo il massimo toccato il 13 febbraio per il caffé Arabica c’è stata una lunga fase correttiva (-35%), mentre da agosto, l’entrata in vigore di dazi USA del 50% sulle importazioni di caffè brasiliano (primo esportatore mondiale verso gli States) ha innescato nuove tensioni sull’offerta globale, innescando un nuovo rialzo del caffé che da allora ha guadagnato il 40%


La variante Robusta ha seguito un ciclo diverso, sottolinea l’esperto di . La correzione dopo i massimi di febbraio è stata più lunga, mentre il rimbalzo è stato meno intenso. Alla fine il bilancio annuale resta negativo di circa il 10%. Ciò significa che si è creata una divergenza tra i segmenti Arabia e Robusta, che ha riaperto lo spread storico a favore dell’Arabica, riportando “il differenziale tra le due varietà sui massimi triennali“, sottolinea l’esperto di eToro.

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Questa divergenza trova spiegazione nella dinamica del mercato, perché a fronte di un deficit di offerta della variante Arabica c’è stato un aumento dell’offerta asiatica riguardo la variante Robusta. In particolar modo il Vietnam, primo produttore mondiale di Robusta, ha aumentato le esportazioni del 13,4% nei primi dieci mesi dell’anno e ha raggiunto livelli produttivi sui massimi da 4 anni.

Sulla dinamica del prezzo del caffé c’è però un fattore importante: i dazi. La decisione degli USA di ridurre alcune tariffe sul caffè hanno acceso l’ipotesi di un incremento dei flussi globali, spingendo i trader a chiudere le posizioni lunghe più speculative. Il mercato del caffé potrebbe quindi prendersi… una pausa caffé.


Nel frattempo, come evidenzia l’analista di , l’aumento dei prezzi del caffé ha già inciso sui conti delle aziende. Nella conference call del 29 ottobre, la CFO di Starbucks (-4% da inizio anno), Cathy Smith, ha segnalato un calo di 500 punti base del margine operativo rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, spiegando che l’impatto era “guidato principalmente dall’inflazione, trainata dai prezzi del caffè e dai dazi”.
Dutch Bros (+10%) invece ha avvertito che “i costi del caffè rimarranno elevati fino al 2026”, contribuendo a un peggioramento di 60 punti base nel margine operativo. Boccate di ossigeno per le aziende, da Nestlè (+9% da inizio anno) a Keurig Dr Pepper (-16%) e JM Smucker (-0,26%).

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