Dopo essersi aggirato sul minimo di circa due mesi qualche giorno fa, il peso messicano continua a recuperare terreno sul dollaro. Nonostante il taglio dei tassi appena fatto dalla Banxico, il cambio USDMXN torna sotto quota 18,40, come non accadeva da inizio mese.
Nei giorni scorsi la Banca centrale del Messico ha deciso di tagliare il tasso di interesse di 25 punti base, portandolo al 7,25% (livello più basso da maggio 2022). Il voto non unanime a favore dei tagli (4 contro 1) e una dichiarazione di accompagnamento molto cauta riguardo a futuri aggiustamenti (che dipenderanno dai dati) hanno limitato l’impatto sul peso MXN, che anzi ha guadagnato terreno grazie a un dollaro debole e ad alcuni nuovi dati macro messicani.
In particolare il tasso di inflazione primario di ottobre è sceso al 3,57%, segnando la prima decelerazione in tre mesi. Questo livello è ampiamente all’interno della fascia obiettivo tra 2-4%. Tuttavia l’inflazione core, che esclude i prezzi dell’energia e degli alimenti freschi, si è attestata al 4,28%, suggerendo alla Banxico un approccio più guardingo riguardo ad altri tagli dei tassi.
Nelle previsioni aggiornate pubblicate giovedì, Banxico ha mantenuto la sua stima per l’inflazione core annuale di fine anno al 4,2% nel quarto trimestre, prevedendo che l’inflazione complessiva convergerà verso l’obiettivo del 3% entro il terzo trimestre del 2026.
Malgrado il taglio del tasso di interesse riduca il vantaggio in termini di rendimento reale del Messico rispetto agli USA, il peso messicano si è rafforzato contro il dollaro USA. Il cambio scende sotto 18,40, andando di nuovo a testare la media mobile a 50 periodi, che negli ultimi mesi aveva agito da resistenza ma adesso funge da supporto.
A incidere è soprattutto la debolezza recente del dollaro, a causa del prolungato shutdown del governo degli Stati Uniti (che però sembra giungere alla fine) e delle preoccupazioni per un raffreddamento più brusco del mercato del lavoro.

















