Un leggero calo va a chiudere una settimana di movimenti scarsi dell’euro rispetto al dollaro, con il cambio EUR/USD che resta sotto la soglia di 1,17.
Mentre in Europa l’inflazione si conferma al di sopra del target BCE, si tira un sospiro per la crisi politica francese che sembra rientrare (o almeno è rinviata più in là nel tempo). Intanto dagli USA arrivano messaggi più distensivi di Trump sul fronte commerciale.
Eurostat ha confermato che a settembre l’inflazione nell’area dell’euro è stata al 2,2% su base annua, in aumento rispetto al 2% precedente e leggermente superiore al target del 2% della BCE. L’inflazione core, che esclude energia, cibo, alcol e tabacco, è salita al 2,4%, al di sopra della stima preliminare del 2,3% e in in salita rispetto al minimo di oltre tre anni del 2,3% toccato ad agosto.
Intanto in Francia, il primo ministro Lecornu è sopravvissuto alla sfiducia per solo due voti, grazie al sostegno dei socialisti. Ma se il crollo del governo per adesso è stato evitato, comunque si preannunciano due mesi infuocati sulla finanziaria 2026, che potrebbe far riapparire lo spettro di elezioni anticipate.
Al di là dell’Oceano, mentre alcuni membri della FED chiedono ulteriori tagli dei tassi per sostenere il mercato del lavoro, le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina si ammorbidiscono dopo che Trumo ha detto che le tariffe sui beni cinesi non rimarranno in vigore a lungo termine (settimana scorsa aveva minacciato un’ulteriore tariffa del 100% sulle importazioni cinesi entro il 1° novembre).
Sullo sfondo, l’assenza di dati macro rilevanti per via dello shutdown americano sta spingendo i mercati ad essere prudenti, e così i cambi faticano a prendere una direzione precisa.
Così il cambio si muove poco sotto 1,17 dollari, rendendo questa settimana interlocutoria. Il rapporto tra le due valute continua a oscillare attorno alla media mobile a 50 periodi, e viaggia in modo pressoché costante dentro un canale laterale 1,159-1,180 ormai da tre mesi e mezzo.

















