Proprio prima del week-end, le ultime uscite di Trump sulla questione dazi raffreddano il rally del biglietto verde americano, con il che scambia verso 99,35, anche se resta vicino ai massimi di due mesi.
La prosecuzione dello shutdown priva il mercato di una serie di dati macro importanti, e così ci si affida a quello che c’è. L’indice preliminare della fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan si ferma a quota 55 a ottobre, leggermente oltre la previsione di 54,2 ma in calo marginale rispetto al 55,1 di settembre. L’indice delle aspettative dei consumatori è sceso da 51,7 a 51,2, mentre le aspettative di inflazione sono rimaste invariate.
Nel frattempo il blocco delle attività federali comincia a gettare un’ombra più pesante sulle prospettive economiche USA a breve termine. La chiusura prolungata potrebbe incidere ulteriormente su un mercato del lavoro che mostrava già segni di raffreddamento. Ciò rafforza le aspettative che la Fed effettuerà tagli dei tassi di interesse di 25 punti base (bps) in ciascuna delle sue restanti riunioni di quest’anno, anche se nel suo intervento di giovedì, Jerome Powell non si è sbilanciato.
I mercati comunque scontano una probabilità del 95% di un taglio questo mese, mentre le probabilità di un taglio anche a dicembre sono all’80%.
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Tuttavia dopo una settimana di performance positive (grazie soprattutto all’incertezza politica in Francia e Giappone), il dollaro ha fatto una piccola marcia indietro dopo che Trump ha riacceso le preoccupazioni per una guerra tariffaria, dichiarando che non c’è motivo di incontrare il cinese Xi Jinping e rimarcando l’intenzione di aumentare i dazi sulle importazioni cinesi.
Il , che traccia il valore del biglietto verde rispetto a un paniere di sei valute principali, arretra verso quota 99 e potrebbe consolidarsi attorno a quest’area. Va sottolineato che lo sprint di questa settimana ha consentito all’index di tagliare al rialzo la media mobile a 50 periodi, inviando così un messaggio rialzista al mercato.

















