Tutto secondo previsioni: al termine del meeting di settembre, la Federal Reserve annuncia un taglio dei tassi di interesse, come non era mai successo quest’anno. Il costo del denaro viene portato più in basso per un quarto di punto, scendendo fra il 4% e il 4,25%.
E’ stata una decisione praticamente unanime, con Stephen Miran (governatore nominato da Trump) che avrebbe voluto un taglio ancora più netto, di mezzo punto percentuale.
Se il taglio dei tassi era dato per scontato, l’interesse del mercato era rivolto alle dot-plot, ossia le tabelle con le intenzioni di voto dei membri del FOMC. Da esse emerge che la banca centrale americana taglierà i tassi altre due volte, nel 2025, per un totale di mezzo punto.
Nel comunicato di accompagnamento, la FED ribadisce che valuterà attentamente i dati che arriveranno, gli sviluppi delle prospettive e il bilanciamento dei rischi prima di prendere le decisioni future, anche peché “l’inflazione è salita e rimane in qualche misura elevata” (ma la banca centrale giudica il recente rialzo come fisiologico, in conseguenza all’entrata in vigore dei dazi).
Nelle ore precedenti alla riunione della FED, erano aumentati i dubbi del mercato riguardo una possibile sforbiciata più netta, e questo aveva spinto ulteriormente al ribasso il che aveva toccato 96,4, il livello più basso da febbraio 2022.
Successivamente il biglietto verde è rimbalzato salendo verso 96,8 perché il presidente Powell – in conferenza – ha osservato che i rischi di un’inflazione più elevata e persistente si sono attenuati da aprile, inquadrando la mossa di oggi come un taglio della “gestione del rischio” piuttosto che l’inizio di un nuovo ciclo di allentamento.

















