Giornata molto pesante per la sterlina e per gli asset britannici, penalizzati dalle preoccupazione degli investitori sulla capacità del Regno Unito di tenere sotto controllo le proprie finanze, che ha spinto il rendimento dei titoli trentennali fino al 5,7%, sui massimi dal 1998.
Il cancelliere Rachel Reeves sta cercando di rispettare la regola autoimposta di una spesa pubblica coperta dalle entrate fiscali entro 5 anni, ma i mercati sono preoccupati per la capacità del governo di rispettare questa regola. Il forte deficit corrente (c’è un “buco” stimato fino a 51 miliardi di sterline) arriva in un momento di gravi tensioni commerciali per i dazi, mentre il rimpasto nell’esecutivo Starmer – annunciato lunedì – non fa che aumentare ulteriormente il nervosismo degli investitori.
Si prevede che Reeves annuncerà aumenti delle tasse per contenere il deficit (ma il rischio è che diventino controproducenti per crescita e inflazione) o proceda a forti tagli alla spesa pubblica nel prossimo bilancio autunnale.
Intanto il cambio scende così sotto 1,34, il livello più debole dall’inizio di agosto. Il rapporto tra le due valute è scivolato di nuovo sotto la media mobile a 50 periodi, inviando così un messaggio ribassista al mercato.
Nelle ultime settimane il cambio ha cercato diverse volte si superare la media a 50 periodi, che agisce da resistenza, ma non c’è mai riuscita in modo deciso.

















