In ogni epoca ci sono investimenti che rappresentano una “novità“. Lo furono le ferrovie nell’Ottocento, i Nifty Fifty negli anni Settanta, le dot-com negli anni Novanta. Oggi, la grande novità del mercato azionario è l’intelligenza artificiale.
Su questo tema, c’è un’analisi molto interessante di Lale Akoner (analista di ), che sottolinea come l’entusiasmo attorno al tema della IA e alle prospettive non cambia tuttavia l’aspetto basilare di ogni investimento: “il valore è determinato dalla capacità di guadagno, mentre il prezzo è plasmato dall’umore del mercato“. Quando tra questi due aspetti si crea un divario, allora nascono sia le opportunità che i pericoli.
L’esperta di evidenzia che la promessa di un cambiamento strutturale grazie all’IA, crea anche il rischio di aspettative gonfiate. Per questo motivo la domanda cruciale è: la corsa al rialzo dei titoli legati all’intelligenza artificiale e la successiva flessione, possono fare temere una bolla?
Secondo Lale Akoner, è vero che “le valutazioni sono elevate e l’ottimismo è abbondante, ma i tratti distintivi della vera e propria mania, ovvero l’euforia universale o gli acquisti indiscriminati, non sono ancora dominanti. Ciò che vediamo invece è un mercato fortemente basato su ipotesi ottimistiche su tecnologie la cui economia a lungo termine è ancora incerta“.
Ci sono diversi scenari nell’attuale panorama dell’IA.
“Il settore dei semiconduttori è stato il fulcro del rally. NVIDIA rimane il leader indiscusso nei chip di intelligenza artificiale, con una domanda da parte di hyperscaler e aziende ancora solida, mentre AMD sta riducendo il divario con le proprie offerte di acceleratori. Eppure, nonostante gli utili elevati, entrambi i titoli vengono scambiati a multipli che presuppongono una posizione dominante persistente, una condizione raramente garantita in un settore in così rapida evoluzione“.
“Le aziende di piattaforme come Microsoft, Alphabet, Amazon e Meta sono per molti versi meglio posizionate – sostiene l’esperta di – poiché combinano capacità di intelligenza artificiale con flussi di cassa diversificati e basi di clienti consolidate. L’integrazione dell’intelligenza artificiale da parte di Microsoft in Office e Azure sta producendo un aumento misurabile dei ricavi, mentre le attività di ricerca e cloud di Alphabet stanno attraversando la propria evoluzione guidata dall’intelligenza artificiale. Anche Amazon e Meta stanno implementando l’intelligenza artificiale sia per migliorare l’efficienza che per aprire nuove linee di fatturato. Queste aziende potrebbero giustificare valutazioni premium, ma gli investitori dovrebbero ricordare che le loro dimensioni rendono più difficile ottenere una crescita incrementale. Intorno a loro, un gruppo più ampio di aziende è stato coinvolto nel mercato dell’intelligenza artificiale, spesso con un’esposizione diretta limitata. Questa tendenza dei temi ad ampliarsi oltre i fondamentali è un segnale di allarme riscontrato in molti cicli passati”.
Dove può esserci è il problema alllora? Nelle valutazioni, che sono il riflesso di anni, se non decenni, di successo ininterrotto. “Ciò rende i rendimenti futuri più vulnerabili alle delusioni, che si tratti di cambiamenti competitivi, di un’adozione più lenta o semplicemente della normale volatilità degli utili. La vera sfida non è stabilire se l’IA sia importante, lo è chiaramente, ma se le valutazioni attuali lascino un margine di errore sufficiente. La storia insegna che anche aziende straordinarie possono deludere se gli investitori pagano troppo in anticipo“, dice l’analista di .
Qualche suggerimento allora è necessario. Gli investitori dovrebbero distinguere tra leader autentici e beneficiari periferici. “Non tutte le aziende che hanno l’intelligenza artificale nella propria storia manterranno la redditività a lungo termine“, sostiene Lale Akoner.
In secondo luogo, bisogna concentrarsi sulla resilienza del bilancio, sulla visibilità del flusso di cassa e sul potere di determinazione dei prezzi: caratteristiche che supportano la tenuta se l’ottimismo svanisce. E infine, ricordando che nei mercati azionari, anche le migliori narrazioni devono superare l’ostacolo della valutazione.

















