Dopo i guadagni della settimana scorsa, il peso messicano ha ricominciato a fare marcia indietro e si riavvicina al minimo di un mese rispetto al dollaro ().
La nuova discesa è cominciata dopo la riunione della Banxico, che settimana scorsa ha abbassato il suo tasso overnight al 7,75%, riducendo parte dell’appeal sul carry che aveva recentemente sostenuto la valuta messicana.
La decisione dell’istituto centrale ha fatto seguito a un calo dell’inflazione annua (dal 4,51% di giugno al 3,51% di luglio) e a una crescita economica leggermente più forte nel secondo trimestre dell’anno, anche se il ristagno persiste.
La Banxico continua comunque ad avere un tono cauto, segnalando gli attriti commerciali globali e i rischi geopolitici come potenziali fattori inflazionistici o come minacce al ribasso per la crescita. Washington ha imposto nuove tariffe al Messico (25% sull’acciaio e 10% sull’alluminio, e ulteriori dazi sui ricambi auto dalla prossima settimana), ponendo nuovi rischi ai ricavi delle esportazioni e alla produzione industriale.
Proprio oggi i dati sulla produzione industriale hanno evidenziato un calo dello 0,7% su base annua a giugno, dopo il calo che c’era stato a maggio (0,8%).
Il cambio è tornato a salire verso quota 18,70, ma la ripresa potrebbe trovare un ostacolo nella media mobile a 50 periodi (Ema50), dove è già rimbalzato diverse volte di recente. Se però dovesse superare questo ostacolo, potrebbe avere la strada spianata verso la soglia di 19,00.
Va segnalato che le posizioni speculative nette a favore del peso messicano hanno esteso la loro serie positiva per la terza settimana consecutiva nel mercato dei futures. Questo aumento riflette una continuità nella fiducia degli investitori istituzionali nei confronti del peso, sebbene con segnali di cautela contro l’ambiente esterno e interno.

















