La settimana comincia all’insegna della debolezza per il franco svizzero, a causa delle ultime novità dal fronte dei rapporti commerciali con gli USA che sono giunte proprio il 1° agosto, giornata della Festa Nazionale Svizzera.
Dopo settimane di negoziati con gli USA, i funzionari svizzeri credevano di poter chiudere con un accordo per dazi attorno al 10%. E invece le cose sono precipitate prima dello scorso weekend, quando Trump ha annunciato un’aliquota del 39%. E’ una delle tariffe più alte al mondo ed è anche molto più alta al 31% che era stato annunciata ad aprile.
Le nuove tariffe dovrebbero entrare in vigore il 7 agosto, e se questo scenario dovesse davvero concretizzarsi, allora la pressione disinflazionistica in Svizzera aumenterà (a luglio c’è stato un modesto aumento, +0,2%).
La modesta crescita dei prezzi, combinata con l’aumento dei rischi esterni, suggerisce che la Banca nazionale svizzera potrebbe effettuare un altro taglio dei tassi d’interesse, portandoli così in territorio negativo. Ad alimentare questa prospettiva è il calo del PMI manifatturiero svizzero, sceso a 48,8 a luglio da 49,6 di giugno, segnalando una contrazione più profonda del settore.
A causa di questo mix di fattori, il franco svizzero si è indebolito a circa 0,81 per dollaro USA, nonostante il biglietto verde stia facendo ancora dei passi indietro dopo che il rapporto sull’occupazione di luglio ha alimentato le aspettative di tagli dei tassi della Federal Reserve.
Il cambio sta adesso testando la media mobile a 50 periodi (Ema50) che agisce da resistenza.

















