La paura di una frenata economica prolungata nel Regno Unito spinge al ribasso la sterlina, che scivola sul minimo di due settimane rispetto al dollaro.
L’economia britannica si è contratta per il secondo mese consecutivo, visto che a maggio il PIL si è ridotto dello 0,1% dopo un calo dello 0,3% visto ad aprile. Il dato ha sorpreso i mercati, che invece si aspettavano una crescita dello 0,1%. I due cali consecutivi sollevano timori di una contrazione nel secondo trimestre.
Nonostante il Regno Unito sia stato il primo paese a stringere accordi con gli Stati Uniti sulle tariffe (appena al 10%), e quindi risenta meno degli altri dei timori legati al commercio, la dinamica di crescita britannica sta svanendo.
Dopo un forte aumento del PIL dello 0,7% nel 1° trimestre, gli economisti prevedono una crescita più lenta in futuro.
Dati negativi sono giunti anche dalla produzione industriale e manifatturiera del Regno Unito, scesa a maggio dello 0,9% su base mensile e dello 0,3% su base tendenziale. La produzione manifatturiera va invece in flessione dell’1% su base mensile e segna +0,3% su base annua (consensus +0,4%).
Tutto questo potrebbe spingere la Bank of England, che ha tagliato i tassi dal 5,25% al 4,25% nell’ultimo anno, ad allentare ulteriormente la propria politica monetaria ad agosto, nonostante un’inflazione superiore al 3%. Il governatore della BOE Andrew Bailey ha segnalato un percorso di allentamento graduale, anche se non si è impegnato sulla tempistica esatta.
La sterlina britannica è così scesa a 1,351 dollari (), il minimo in oltre due settimane, mentre il rendimento dei gilt britannici a 10 anni è sceso al 4,59%, dal momento che i mercati scontano sempre di più un taglio dei tassi ad agosto da parte della Banca d’Inghilterra.
Dall’altra parte, il biglietto verde ha sfruttato la maggior richiesta di beni rifugio con il riemergere dei timori di guerra commerciale (e il si riavvicina a quota 98), dopo gli annunci del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di nuovi dazi nel corso della settimana.
