Giornata particolarmente intensa sul fronte valutario, tra novità sulla questione dazi e dati macro USA che hanno sorpreso. Il Dollaro prima scivola sui minimi dal febbraio 2022, poi si riprende ma comunque il chiude la settimana con un bilancio molto negativo.
Sul fronte commerciale, USA e Cina hanno confermato di aver raggiunto un’intesa aggiuntiva rispetto all’accordo di Ginevra che venne raggiunto a maggio. Washington eliminerà una serie di misure restrittive, mentre Pechino rivedrà e approverà i prodotti sottoposti a controlli sulle esportazioni.
Inoltre la Casa Bianca fa sapere che Trump potrebbe estendere la pausa tariffaria reciproca di 90 giorni (che scadrebbe all’inizio di luglio).
Nel frattempo, i dati economici statunitensi hanno mostrato che l’inflazione PCE core, indicatore dell’inflazione preferito dalla Fed, è salito dello 0,2%, leggermente al di sopra delle previsioni. Se da un lato l’inflazione più robusta potrebbe spingere la FED a maggiore cautela sul taglio dei tassi, dall’altro evidenzia che le preoccupazioni per l’impatto dei dazi doganali statunitensi non sono così forti.
Poco dopo è stato pubblicato l’indice della fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan, che è stato rivisto al rialzo a 60,7 a giugno, segnando il primo aumento in sei mesi. E’ un segnale positivo per l’economia statunitense.
Questi dati consolidano l’impressione che si è avuta dopo l’intervento di Powell al Congresso, ossia che la FED continuerà il suo ciclo di taglio dei tassi, ma non ha alcuna fretta. L’ipotesi che possa farlo già a luglio incontra il 21% di possibilità secondo il mercato, mentre un taglio a settembre è dato al 75%.
Il è così arrivato a 97,1 venerdì, livello più basso da febbraio 2022, estendendo il calo di questa settimana a quasi il 2%, prima di recuperare leggermente quota. L’indice del dollaro ha trovato supporto su quota 97. Nel frattempo l’indice di forza relativa (RSI) si aggira intorno alla soglia dell’ipervenduto.

















