L’attacco USA all’Iran ha scosso il mercato, ma non quanto si poteva immaginare. Prevale un clima guardingo, ma nonostante ciò il franco svizzero torna a crescere e si riavvicina ai massimi di 3 anni rispetto al dollaro (), perché sui mercati continua a prevalere l’avversione al rischio.
Gli investitori comunque non sono convinti che le tensioni in Medio Oriente possano portare ad una significativa escalation nel conflitto. Soprattutto non sembrano temere il pericolo che Teheran possa chiudere lo stretto di Hormuz, che avrebbe gravi conseguenze sul mercato energetico e di conseguenza sulle prospettive di inflazione (da lì passa il 30% del petrolio mondiale e il 20% del gas).
Tuttavia, il franco svizzero beneficia della sua veste di bene rifugio e si spinge verso 0,81 rispetto al dollaro (), vicino al suo livello più forte dal 2011 toccato ad aprile. Dall’inizio dell’anno il cambio tra le due valute è sceso di circa il 10%.
La valuta elvetica viene sostenuta anche dalla Banca nazionale svizzera (SNB) ha offerto un segnale di falco perché dopo aver ridotto il costo del denaro allo ZERO, ha indicato che non sono previsti ulteriori tagli ai tassi quest’anno, nonostante a maggio l’inflazione svizzera sia scesa in territorio negativo per la prima volta da marzo 2021.
Intanto il rendimento del titolo di Stato svizzero a 10 anni è salito a circa lo 0,4%, il livello più alto dal 20 maggio.

















