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Le performance passate non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri o delle performance future
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Inflazione USA più bassa del previsto, tagli FED ora più probabili. Il Dollar Index in calo

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L’inflazione “core” è salita dello 0,1% su base mensile e del 2,8% su base annua. Il mercato si aspettava rispettivamente 0,3% e del 2,9%

Arrivano notizie confortanti dall’inflazione USA, che cresce meno del previsto. Ciò riaccende la possibilità che la FED tagli i tassi di interesse in futuro, innescando così un calo del dollaro USD sul mercato valutario.

Secondo il Bureau of Labour Statistics (BLS), a maggio i prezzi al consumo sono cresciuti dello 0,1% su base mensile, dopo il +0,2% del mese precedente. Gli analisti si aspettavano un dato analogo anche stavolta. Su base annua invece l’inflazione è del 2,4%, in salita rispetto al 2,3% del mese precedente, ma meno di quanto atteso dal consensus (+2,5%).
L’inflazione “core”, ossia depurata delle componenti più volatili quali cibo ed energia (indicatore maggiormente osservato dalla Fed) è salita dello 0,1% su base mensile e del 2,8% su base annua. Il mercato si aspettava rispettivamente una crescita dello 0,3%  e del 2,9%.


Questo report indica che i consumatori devono ancora sentire l’impatto dei dazi, probabilmente perché quelli più punitivi sono stati temporaneamente sospesi o perché le imprese stanno ancora assorbendo i costi aggiuntivi.

Ad ogni modo, con un’inflazione che morde meno di quello che si temeva, crescono gli spazi di manovra della FED per tagliare i tassi. Il mercato stima una sforbiciata di 25 punti a settembre, con la probabilità di un taglio aggiuntivo a dicembre.


Ecco perché il riprende a scendere arrivando a 98,7, a pochi passi dal minimo di tre anni toccato a quota 98 in aprile.
Intanto il rendimento del Treasury statunitense a 10 anni è sceso al 4,43% mercoledì.


Sullo sfondo rimangono poi i colloqui commerciali. I funzionari di Stati Uniti e Cina hanno concordato un quadro per attuare le intese raggiunte a Ginevra, che il mese scorso ha portato a riduzioni tariffarie. Tuttavia, l’assenza di dettagli concreti e la necessità di un’approvazione finale da parte dei presidenti Trump e Xi Jinping hanno mantenuto i mercati cauti.

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