Il tema della sostenibilità del debito americano torna prepotentemente sotto i riflettori, provocando una vendita generalizzata degli asset a stelle e strisce e dando una spallata al dollaro USD.
Venerdì scorso, l’agenzia Moody’s ha declassato il rating del credito degli Stati Uniti da Aaa ad Aa1, mentre l’outlook è passato da negativo a stabile. L’agenzia ha messo in guardia dai crescenti livelli di debito pubblico USA e dal crescente deficit di bilancio della maggiore economia del mondo.
Le preoccupazioni fiscali sono state acuite dall’approvazione della legge sul taglio delle tasse del presidente Trump, che comporta centinaia di miliardi di dollari di nuovi tagli fiscali senza corrispondenti compensazioni di spesa. Nonostante le critiche, l’amministrazione Trump sostiene che ciò servirà a stimolare la crescita economica e aumentare le entrate e, in ultima analisi, contribuiranno a ridurre il deficit.
Sul mercato però si è nuovamente innescato un clima negativo, con il che scivola verso la soglia dei 100, arretrando ulteriormente dai massimi di un mese raggiunti la scorsa settimana.
Il dollaro segna cali marcati contro l’euro ( a 1,125) e la sterlina britannica ( a 1,335).
Cadono anche i titoli di Stato americani, già in fibrillazione per i dazi. I rendimenti dei Treasury trentennali balzano al 5,03% e quelli decennali al 4,55%, entrambi in rialzo di 8 punti base.
Sul fronte della politica monetaria, i mercati continuano a scontare due tagli dei tassi da parte della Fed quest’anno, con riduzioni previste a settembre e dicembre.

















