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Dati macro e escalation commerciale congelano il dollaro poco sotto 104

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Settimana prossima ci sarà la riunione della FED. Ci si aspetta una conferma dei tassi di interesse

Dopo un periodo di forte calo, il dollaro si è stabilizzato poco sotto quota 104, perché gli investitori stanno digerendo i recenti dati macro e gli sviluppi sul fronte della battaglia commerciale.

I prezzi alla produzione sono stati al di sotto delle aspettative (era attesa una crescita che non c’è stata), ricalcando il rapporto CPI pubblicato mercoledì, anch’esso più morbido delle attese. Questo andamento autorizza un cauto ottimismo sull’andamento dell’inflazione, anche se le turbolenze sui dazi potrebbero far ripartire il caro vita.


Nel frattempo, le richieste iniziali senza lavoro si sono attestate a 220k, leggermente al di sotto delle stime ma in gran parte in linea con le tendenze recenti.

A dominare la scena però è sempre la questione commerciale. La tensione si è intensificata dopo che il presidente Trump ha minacciato una tariffa del 200% sul vino e altre bevande alcoliche dall’UE, come rappresaglia per le contromisure appena annunciate del vecchio continente.


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Questa escalation di recente ha fatto sorgere nuovamente preoccupazioni sul futuro dell’economia a stelle e strisce, con il pericolo di una recessione che si è fatto più concreto (come ammesso anche dallo stesso Trump).
In questo contesto il è rimbalzato dal minimo di novembre toccato martedì a quota 103,5.
Settimana prossima ci sarà la riunione della FED, con i mercati che prevedono ampiamente che la banca centrale manterrà i tassi di interesse stabili.

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