E’ davvero inarrestabile la corsa che sta vivendo il prezzo dell’oro da molto tempo a questa parte. Il lingotto ormai ha quasi raggiunto i 3.000 dollari per oncia, dopo aver ripetutamente aggiornato i suoi primati storici negli ultimi tempi.
A dare un forte impulso rialzista al metallo prezioso sono anzitutto le incertezze relative all’economia globale, sia per le tensioni geopolitiche che per le questioni commerciali legate alla politica tariffaria promossa da Donald Trump.
Da quando è entrato in carica, Trump ha imposto una tariffa del 10% sulle importazioni cinesi e una tariffa del 25% su acciaio e alluminio. Di recente ha annunciato tariffe su legname, automobili, semiconduttori e prodotti farmaceutici, aumentando ulteriormente le tensioni sul fronte internazionale. Ricordiamo che nei periodi di incertezza, gli investitori tendono ad accumulare beni rifugio come forma di protezione, anzitutto l’.
Un altro fattore fortemente rialzista sono gli acquisti da parte delle banche centrali, che accumulano oro per differenziare le loro riserve. Nel mese di dicembre gli acquisti sono stati pari a 108 tonnellate, con la Cina che ha recitato la parte del leone aggiungendo 45 tonnellate.
Neppure la prospettiva di una Federal Reserve maggiormente cauta sul fronte dei tagli al costo del denaro ha arginato la marcia del prezzo dell’, che essendo un asset improduttivo, soffre la “concorrenza” dei tassi elevati.
Secondo gli analisti di Goldman Sachs il metallo prezioso potrebbe superare i 3.100 dollari entro fine anno. Ma potrebbe spingersi anche oltre nel caso in cui le tensioni geopolitiche dovessero acuirsi nuovamente.

















