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Russia, tassi fermi al 21%. Le speranze di pace spingono al rialzo l’USDRUB

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Anche se la banca centrale ritiene l’inflazione troppo elevata, una nuova stretta potrebbe avvenire solo nella prossima riunione

Così come si aspettavano i mercati, la banca centrale di Russia ha deciso di confermare i tassi di interesse al 21% al termine del meeting di febbraio.
L’istituto ha giustificato questa mossa con la necessità di avere un numero maggiore di dati sull’andamento inflazione, prima di effettuare un aumento dei tassi di interesse, che potrebbe avvenire in occasione del prossimo meeting.


Secondo la banca, la pressione inflazionistica resta elevata e la domanda continua a superare la capacità interna (che è crollata per via della chiamata alle armi di molti uomini in età lavorativa).
Gli ultimi dati hanno mostrato che la crescita annuale dei prezzi è del 10% e il CBR ha ribadito che per riportare l’inflazione all’obiettivo servirà un periodo più lungo di tassi elevati rispetto a quanto previsto a ottobre scorso. Secondo la Banca di Russia, l’inflazione annuale diminuirà al 7-8% nel 2025 e scenderà al 4% nel 2026.


Sul fronte valutario, il Rublo russo non ha reagito granché alla decisione della CBR, scivolando nuovamente verso quota 92 rispetto al dollaro (USDRUB).
L’umore degli investitori è dominato soprattutto dalla prospettiva che la guerra con l’Ucraina potrebbe avvicinarsi alla fine. Il presidente degli Stati Uniti Trump ha dichiarato di aver parlato con Putin e ha promesso che gli Stati Uniti medieranno presto un accordo di pace con l’Ucraina. Come stimolo verso la una pace, membri dell’amministrazione di Trump hanno ipotizzato che verranno rimosse le sanzioni contro la Russia se finirà il conflitto. Tali sanzioni finora hanno limitato le esportazioni russe e l’accesso ai mercati finanziari globali dal 2022, ostacolando significativamente la domanda di rublo.

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