Brutta sorpresa per i mercati, che speravano di vedere l’inflazione USA sempre più giù. E invece l’indice dei prezzi di gennaio conferma una nuova accelerazione dei prezzi che va anche oltre le aspettative.
Tutte le misure dell’inflazione sono state al di sopra delle previsioni. Il tasso è salito fino al 3% a gennaio (al di sopra dell’obiettivo della Federal Reserve), rispetto al 2,9% nel dicembre 2024 e al di sopra delle previsioni di mercato del 2,9%.
A livello mensile, il CPI è aumentato dello 0,5% (dopo lo 0,4% del mese precedente e oltre le aspettative dello 0,3%), segnando il tasso di crescita più elevato dall’agosto 2023.
Nel frattempo, l’inflazione annuale core (che esclude elementi volatili come cibo ed energia) è inaspettatamente è salita al 3,3%, rispetto alle previsioni che rallenta al 3,1%. Il tasso mensile core è aumentato più del previsto allo 0,4%.
I dati hanno rafforzato l’approccio cauto della Fed su ulteriori tagli ai tassi, come del resto aveva chiarito già ieri il presidente Powell al Congresso.
Di parere diverso invece continua ad essere Trump, che sul social Truth ribadisce che “i tassi di interesse dovrebbero essere ridotti, di pari passo con le prossime tariffe“. Paradossalmente, proprio le tariffe di Trump sono una delle ragioni per cu la FED adotta un approccio cauto.
Adesso il mercato ritiene che la prossima sforbiciata potrebbe avvenire a dicembre, e non più a settembre come era in precedenza stimato.
Questo ha dato slancio al dollaro, con il che si è rafforzato verso 108,5, toccando il livello più alto in più di una settimana.
Il rendimento del Tesoro degli Stati Uniti a 10 anni è invece salito al di sopra della soglia del 4,65%, estendendo il rimbalzo dal minimo di sette settimane del 4,4% toccato il 5 febbraio.

















