E’ stata una settimana debole per il mercato petrolifero, caratterizzato da diversi giorni di discesa per il prezzo del e del . Complessivamente, il bilancio dei due benchmark del mercato segna un calo di circa il 3% durante questa settimana.
Il greggio è scivolato verso i 74 dollari al barile, mentre il viaggia sui 78 dollaro, allontanandosi così dai massimi di agosto che erano stati raggiunti a metà gennaio.
Anche sul petrolio si sta avvertendo l’effetto Trump. Nel suo discorso di insediamento, il neopresidente USA ha promesso di aumentare il livello delle trivellazioni nel Paese, per renderlo il più possibile autonomo dal punto di vista energetico.
A tal fine ha già revocato i divieti di concessioni per l’estrazione di petrolio e gas offshore, che di fatto bloccavano le trivellazioni nella maggior parte delle acque costiere degli Stati Uniti.
Lo stesso Trump, nel corso del suo intervento a Davos nella giornata di giovedì, ha annunciato l’intenzione di sollecitare l’Arabia Saudita e l’OPEC a ridurre i prezzi del petrolio.
Ma non finisce qui, perché le tariffe promesse su Cina, Canada e Messico finiscono per alimentare le preoccupazioni per la crescita economica globale, e di conseguenza per la domanda di petrolio.
Dal punto di vista dell’offerta, Trump ha minacciato alti livelli di sanzioni alla Russia se non si lavorerà ad una soluzione per la guerra in Ucraina, e questo potrebbe provocare potenziali interruzioni nelle forniture di greggio.
Intanto i dati dell’EIA hanno mostrato che le scorte del greggio statunitensi sono diminuite di 1 milione di barili, segnando il nono declino consecutivo e scendendo al di sotto della media stagionale quinquennale. Nel frattempo, le scorte di combustibili distillati hanno registrato un forte calo, mentre le scorte di benzina hanno continuato ad aumentare.

















