L’euro continua a faticare a trovare una direzione precisa, a causa dell’incertezza sui futuri rapporti commerciali con gli Stati Uniti.
Da una parte c’è stato un certo sollievo nel vedere che le tariffe non sono state inserite negli ordini esecutivi firmati da Trump nel suo primo giorno in carica, ma dall’altro restano i dubbi su quel che accadrà nei prossimi giorni o settimane.
Durante un evento alla Casa Bianca, Trump ha di nuovo minacciato di colpire l’Unione Europea con i dazi (dicendo che è stata “molto, molto cattiva con noi”), e ha già preannunciato l’imposizione di una tariffa del 10% sulle merci provenienti dalla Cina a inizio febbraio.
Questo tenere tutti sulla corda non favorisce l’umore del mercato, che teme ripercussioni sulla crescita globale e sull’inflazione.
Intanto la presidente BCE Christine Lagarde, parlando al World Economic Forum di Davos, in Svizzera, ha detto di non essere sorpresa dalle minacce di Trump, ma e che in Europa “dobbiamo prepararci e sapere come rispondere“. La presidente ha comunque sottolineato che l’obiettivo di Trump non è del tutto chiaro e che l’idea di sostituire l’import dall’Europa con produzione interna americana “è discutibile“.
Questo clima di incertezza si ripercuote sull’euro, che continua a oscillare rispetto al dollaro. Il cambio è salito fino a 1,044, il massimo di cinque settimane, ma poi ha fatto marcia indietro.
Nel frattempo, sul fronte della politica monetaria, si prevede che la BCE mantenga la sua posizione espansiva, con i mercati che anticipano un taglio di 25 punti base del tasso di deposito alla riunione della prossima settimana. Ma la domanda per molti è quanto in basso potrà scendere in futuro.

















