L’impatto del coronavirus sul mercato del petrolio continua a sorprendere giorno dopo giorno per quanto è grave. Il crollo della domanda ha reso praticamente inutile il maxi-taglio concordato dall’OPEC+, ben 9,7 milioni di riduzione.
Il problema è che la domanda attesa di è precipitata tre volte tanto.
Questo spiega le quotazioni choc che stanno interessando soprattutto il WTI, penalizzato dal fatto che il contratto è con consegna a maggio (che scade martedì), quindi in scadenza, e ciò amplifica a dismisura i movimenti di prezzo.
Nel lunedì nero per il greggio, i prezzi del Wti sono scesi del -305%, a -37,63 dollari al barile.
Contengono le perdite i contratti per giugno, luglio e agosto, per via dell’attesa di una ripresa della domanda. Il contratto WTI per giugno perde comunque l’11% a 22,26 dollari, quello per luglio il 5,7% a 27,74 dollari.
Si sta assistendo al fenomeno di mercato chiamato ‘contango’, in cui i prezzi delle commodity sono più alti per il futuro di quanto non lo siano per il presente.
Il punto è che con questi prezzi, le società dello shale americano rischiano di vivere una stagione all’insegna delle bancarotte.
Oltre alla domanda il problema di fondo è la mancanza di capacità di stoccaggio, perché le scorte continuano ad aumentare a velocità record, il tra poco potrebbe essere raggiunto il limite.