Non si ferma la marcia al galoppo dell’inflazione in Turchia. Mentre le tensioni interne continuano ad acuirsi, la situazione dal punto di vista economico si fa sempre più pesante. Secondo il report del Turkish Statistical Institute, l’inflazione turca é salita a 11,87%, ritoccando così al rialzo il valore del mese scorso (11,29%)
Si tratta del sesto balzo consecutivo del dato primario, ancora più eclatante se si considera che a dicembre il valore della dinamica dei prezzi era al 7%.
Siamo quindi lontanissimi dal target fissato dalla CBRT, che è del 5%. Tuttavia malgrado questo andamento preoccupante, l’ultima mossa sui tassi è avvenuta lo scorso novembre, quando il governatore Murat Cetinkaya ha alzato il tasso portandolo fino all’8%.
Finora la Banca centrale della Turchia ha utilizzato solo strumenti alternativi per contrastare l’inflazione. Settimana scorsa ha mosso infatti il Late Liquidity Window, ovvero quello nella sua veste di prestatore di ultima istanza alle banche per dare loro liquidità, portandolo a 12,25% (ai livelli più alti rispetto agli altri Paesi emergenti principali).
Un rialzo dei tassi principali invece è un’ipotesi non presa in considerazione, anche perché il Governo fa pressione per tenerli al livello minore possibile.
Finora la strategia alternativa della CBRT ha parzialmente funzionato, ma è chiaro che non potrà essere portata avanti ancora a lungo, perché gli investitori probabilmente eviteranno la Turchia finché non avranno maggiori dettagli sulle prospettive d’investimento.
Settimana scorsa, a seguito del referendum che ha consegnato poteri enormi a Erdogan, la Lira ha riguadagnato terreno sul dollaro, portando il cambio ai minimi dell’anno (3,5183). Oggi invece i dati sul CPI turco hanno rialzato il cross, portandolo a quota 3,53.
