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Usa, dati sul lavoro flop. Ma sono la crisi siriana e l’attentato a Stoccolma a condizionare i mercati

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I dati macro sostengono l'ipotesi che la FED avrà un atteggiamento prudente riguardo i prossimi rialzi dei tassi

Si attendevano indicazioni confortanti sull’economia USA dai dati sul lavoro, ma invece l’occupazione americana è andata in frenata. A marzo infatti sono stati creati 98.000 posti di lavoro, metà circa di quello previsto. Si tratta del dato peggiore da circa un anno, anche se il tasso di disoccupazione è ancora diminuito passando dal 4,7% al 4,5% (mai così giù dal maggio 2007).

Bene però sono andati i salari orari, che durante la fase di ripresa sono sempre stati un ostacolo notevole: stavolta hanno mostrato a marzo un incremento dello 0,2% nel mese e del 2,7% nell’ultimo anno, in frenata però rispetto a febbraio.

Questi dati sostengono ancora di più chi – in seno alla FED – predica prudenza nel processo di stretta monetaria. Quest’anno sono attesi almeno altri due rialzi dei tassi, dopo quello del mese scorso, e difficilmente pare che si possa andare oltre.

Va detto che nel complesso la giornata sui mercati valutari è stata scossa anche da altri fattori non macro.
Sul fronte strettamente politico infatti, il presidente Usa Donald Trump ha detto che ritiene siano stati fatti dei progressi nelle relazioni bilaterali fra Stati Uniti e Cina, dopo aver incontrato il presidente cinese Xi Jinping.

E poi c’è la gravissima situazione geopolitica. L’attacco americano alla Siria (con tutti gli sviluppi del caso che potranno esserci nei rapporti tra gli USA e la Russia, con l’ONU in mezzo), cui ha fatto seguito un attacco di probabile stampo terroristico a Stoccolma, ha suggerito ai mercati finanziari di non esporsi troppo. E comunque è stata una giornata convulsa, con sali e scendi improvvisi.

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