Gli attesi dati sul lavoro USA non spostano granché la forza del dollaro. L’indice del biglietto verde infatti rimane oltre la soglia di 107, attorno ai massimi di venti anni che sono stati aggiornati subito dopo i Non Farm Payrolls (a quota 107,3).
I posti di lavoro creati il mese scorso negli Stati Uniti sono 372mila, più delle attese (268mila) ma in calo rispetto ai precedenti 384.000. I dati di giugno lasciano l’occupazione non agricola in calo di soli 524.000, pari allo 0,3%, rispetto al livello pre-pandemia di febbraio 2020.
Il tasso di disoccupazione è rimasto stabile come previsto. I salari orari medi sono inoltre aumentati di 10 centesimi, lo 0,31%, a 32,08 dollari; rispetto a un anno prima, sono cresciuti del 5,11%.
La forza dei dati sul lavoro rafforza le previsioni di una Fed molto hawkish, che temendo di meno la recessione potrà muoversi più liberamente sul fronte dei tassi.
Nella prossima riunione del FOMC i banchieri centrali statunitensi dovrebbero alzare il costo del denaro di 75 bps, portandoli dall’1,50%-1,75% al nuovo range 2,25%-2,50%.
Anche il rendimento del titolo del Tesoro decennale è salito al 3,1% dopo il rapporto sull’occupazione, rafforzando le scommesse su un aggressivo rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve questo mese.
Diventa sempre più probabile così un ulteriore divario tra le politiche monetarie delle banche centrali (in special modo FED e BCE).