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L’OPEC+ conferma il suo piano, ma la speranza Iran frena la corsa del petrolio

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Il barile di Wti è salito a 81 dollari, il Brent è scambiato a 82,4 dollari. Entrambi i benchmark sono in rialzo di circa il 60% da inizio anno

Torna ad esserci pressione sul prezzo del petrolio, sulla scia del summit OPEC+ (tenutosi in videoconferenza) che ha deciso di confermare i propri porgrammi produttivi.
Nonostante le pressioni internazionali (USA in prima fila), il cartello non cambia la politica di adeguamento della produzione che è stato approvato qualche mese fa.
Il programma prevede un rialzo della produzione mensile di 400 mila barili al giorno a partire da dicembre, quando si terrà la prossima riunione.

Il barile di Wti viaggia sugli 81 dollari, il Brent è scambiato a 82,4 dollari. Entrambi i benchmark sono in rialzo di circa il 60% da inizio anno e di circa l’8% nell’ultimo mese.
Il boom di quest’anno è stato innescato non solo dalla crescita della domanda per via della ripresa post-pandemia, ma anche per la stretta energetica segnata dalla scarsità di gas e carbone, che ha alimentato ulteriormente la richiesta dell’oro nero.

A frenare la risalita sono però le notizie che arrivano dal fronte Iran. Il Paese ha annunciato la ripresa dei negoziati sul nucleare con le nazioni occidentali il 29 novembre, e questo fa sperare che possa essere immesso più petrolio grazie alla eliminazione delle sanzioni.

Nei giorni scorsi il prezzo dell’oro nero era andato in calo, dopo che il presidente Biden aveva a più riprese chiesto di aumentare la produzione per calmierare i prezzi. A spingere al ribasso il petrolio erano stati anche i dati dell’American Petroleum Institute (API), che hanno mostrato un significativo aumento delle scorte di petrolio greggio e distillati negli Stati Uniti.

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