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Dollaro in calo dopo il dato sull’inflazione e i verbali del Fomc

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L’inflazione è cresciuta più del previsto, ma gli investitori temevano potesse andare peggio. Dal Fomc nessuna sorpresa

L’inflazione sale oltre le aspettative (ma meno di quanto si temesse), i rendimenti dei Treasuries calano e anche il dollaro si prende una pausa.
Ecco il sunto della giornata vissuta dai mercati, che avevano gli occhi puntati sugli Stati Uniti.

I tassi di inflazione annuale e mensile negli Stati Uniti sono aumentati a settembre più del previsto, al 5,4%, eguagliando il recente picco di 13 anni osservato a giugno e luglio e superando leggermente le aspettative del mercato del 5,3%.

Tuttavia, gli investitori erano preoccupati che la fiammata dei prezzi delle materie prime avrebbe potuto spingerla ancora più in alto. Per questo motivo si è spenta un po’ di pressione sul rendimento dei titoli del Tesoro statunitense a 10 anni, che dopo un inizale scatto a 1,596% all’inizio della sessione, si sono poi ritirati verso 1,54%.

Nel frattempo, i verbali della riunione della Federal Reserve non hanno regalato sorprese.
La FED vuole iniziare il tapering potrebbe tra metà novembre e dicembre, come previsto. Il processo potrebbe concludersi intorno alla metà del 2022. I funzionari hanno sottolineato che con una ripresa economica sulla buona strada, è appropriato un graduale processo di tapering.

L’indice del dollaro ha vissuto una giornata altalenante. Dopo aver toccato brevemente un massimo di 13 mesi a 94,5 all’inizio della sessione, i dati successivi hanno innescato un calo fino a 94,0 mercoledì.
Anche il cambio EurUsd ne ha approfittato per risalire la china, tornando in prossimità di 1,160.

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