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Dollaro canadese, il 2018 è un flop. La BoC intanto conferma i tassi

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Pesano sul loonie l'incertezza sul futuro dell'Accordo di libero scambio nordamericano (NAFTA) e il protezionismo di Trump

Non è certo un 2018 brillante per il dollaro canadese. Anzi, finora nel paniere G10 è stata quella con le performance peggiori in assoluto, con le perdite più pronunciate contro lo Yen giapponese, la sterlina britannica, l’euro (EurCad +5,90% su trimestre) e il franco svizzero. Ma anche contro il dollaro le cose sono state negative: l’UsdCad infatti ha messo su circa il 3% in questo primo spicchio dell’anno.
Eppure gli ultimi mesi dello scorso anno era stati di tenore opposto. Cosa succede?

Pesa moltissimo l’incertezza sul futuro dell’Accordo di libero scambio nordamericano (NAFTA). Gli sforzi per rinegoziare l’accordo finora non hanno avuto successo, e il recente atteggiamento di Washington sul tema protezionismo ha aumentato la pressione.

Ricordiamo che il Canada è il maggiore fornitore di acciaio e alluminio degli Stati Uniti, proprio quei beni su cui Trump introdurrà pesanti dazi commerciali. Tuttavia finora l’impatto è stato limitato perché il rappresentante commerciale degli Stati Uniti, Peter Navarro, ha dichiarato che Canada e Messico saranno esonerati dalle nuove tariffe fino a quando la rinegoziazione del NAFTA non sarà conclusa.

Secondo alcuni analisti, se sulla rinegoziazione del NAFTA non verrà raggiunta un’intesa, il dollaro canadese potrebbe addirittura svalutarsi di una decina di punti percentuali.

Se le preoccupazioni commerciali sono il fattore più importante che spiega la debolezza del dollaro canadese, una parte significativa delle sue perdite sono anche il risultato del cambiamento delle aspettative sui tassi di interesse in Canada.
La BoC ha confermato proprio ieri il costo del denaro all’1,25%, e lo scenario più plausibile ipotizza un altro ritocco all’insù entro fine anno e poi due nel 2019. Si dovrebbe così arrivare al tasso di politica della BoC del 2,00% entro la fine del 2019.

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