Non arriva nessuna sorpresa dall’Australia, dove la banca centrale ha confermato il costo del denaro. La Reserve Bank of Australia infatti ha deciso di lasciare i tassi d’interesse ai minimi storici dell’1,50% (livello raggiunto nell’agosto dello scorso anno con una riduzione di 25 punti base).
Secondo il board dell’istituto centrale, i dati macro suggeriscono che l’economia australiana è cresciuta e che il PIL potrebbe raggiungere una media del 3% circa nei prossimi anni. L’aver lasciato il tasso invariato è quindi coerente con la crescita sostenibile dell’economia, ma soprattutto con il raggiungimento dei target d’inflazione (che a ottobre è stata vista in calo per la terza volta consecutivo all’1,8%, il target RBA è tra 2-3%). Va anche rimarcata la preoccupazione per i livelli d’indebitamento elevati (e questa potrebbe essere una delle ragioni per cui i tassi restano bassi).
Sul fronte valutario il valore dell’AUD (Aussie) elevato sta limitando le pressioni sui prezzi e la crescita dell’inflazione stessa. Il cross oggi sale verso quota 0,76, mentre la valuta australiana guadagna quasi mezzo punto contro l’euro ( a 1,55). Tuttavia l’AUD ha perso quasi il 5% nell’ultimo trimestre sia contro il dollaro che contro l’euro.