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Petrolio in volo: Brent oltre 60$ dopo 2 anni, WTI ai massimi da febbraio

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Il vero grosso driver delle quotazioni rimane sempre l'accordo sui tagli alla produzione OPEC e NON OPEC

Il mercato del petrolio ha messo il turbo. Per la prima volta dopo 2 anni il Brent ha superato la soglia dei 60 dollari al barile, malgrado il dollaro sia diventato più forte.
Una parte della spinta alle quotazioni arriva dal recente miglioramento complessivo dei fondamentali, visto che grazie a una domanda più robusta le scorte sono in progressivo calo (anche se nell’ultima settimana i dati API ed EIA hanno evidenziato una crescita sia delle scorte di petrolio che in quelle di greggio).

Un’altra piccola spinta arriva dalle tensioni geopolitiche in Medio Oriente, che continuano a fornire supporto al prezzo del petrolio.

Tuttavia il vero grosso driver delle quotazioni rimane sempre l’accordo sui tagli alla produzione OPEC e NON OPEC. Nei giorni scorsi Russia e Arabia si sono apertamente schierati a favore di un prolungamento degli accordi per altri 9 mesi (scadrebbero a marzo).
La decisione in tal senso è attesa a fine novembre e questo ha chiaramente dato una forte scossa alle quotazioni, specie dopo le dichiarazioni del principe saudita Mohammad bin Salman, che si è detto pronto ad estendere l’accordo fino alla fine del 2018.

Il WTI (West Texas Intermediate) nel frattempo ha chiuso la settimana con un altro guadagno super, arrivando a 53,90 dollari (massimo dal febbraio scorso). La EIA ha evidenziato mercoledì che le esportazioni statunitensi sono salite a oltre 1 milione al giorno per la quinta settimana, mentre venerdì è stato evidenziato che il numero di pozzi attivi negli Stati Uniti è aumentato di una unità a 737.

Rimane comunque un dubbio all’orizzonte: un mercato così appetitoso potrebbe spingere di nuovo lo shale oil americano, perché è chiaro che la produzione sarebbe incentivata da queste quotazioni al rialzo.

Al momento però l’attività dei trader è catalizzata quasi esclusivamente dalla prospettiva riguardo ai tagli della produzione. Fino a fine novembre il mercato risentirà soprattutto di questo fattore, mentre potrebbero avere un impatto marginale gli altri aspetti che possono influire sulle quotazioni.

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