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Tassi invariati in Gran Bretagna e Nuova Zelanda: giù la sterlina e il dollaro kiwi

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I due istituti centrali hanno confermato la loro ipostazione di politica monetaria

Tutto come prima in Gran Bretagna e Nuova Zelanda, dove i tassi sono rimasti esattamente com’erano finora. Non sono però mancati spunti interessanti nei discorsi dei responsabili di politica monetaria, soprattutto per la Gran Bretagna.
La Bank of England (BOE) ha lasciato invariati i tassi di interesse e il piano di acquisto di asset (Quantitative Easing), con una decisione a larga maggioranza: 7 contro 1. Il costo del denaro rimane così a 0,25%, minimo storico che fu fissato lo scorso mese di agosto (in seguito alla Brexit). Il Monetary Policy Committee (MPC) ha poi deciso di confermare il piano di QE a 435 miliardi di sterline.

E’ molto interessante però ciò che ha osservato il Governatore Marc Carney, che ha sottolineato come la debolezza della sterlina post-Brexit sia il primo driver dell’inflazione in aumento. Tuttavia, la Bank of England non ha escluso la possibilità di procedere con un aumento dei tassi di interesse prima della fine del 2019, ma molto dipenderà da come verrà affrontato proprio il negoziato per l’uscita dalla UE.

Gli investitori si aspettavano un tono più “aggressivo” da parte della BoE, e per questo la delusione ha innescato la vendita sulla sterlina. Sul mercato valutario infatti il pound perde quota. Il cross EurGbp viaggia a 0,8442 (+0,52%) mentre la coppia GbpUsd scende a 1,2870 (-0,54%).

Anche la Nuova Zelanda conferma i tassi

Nella notte era invece toccato alla NeoZelanda confermare la propria politica monetaria, lasciando i tassi di interesse all’attuale livello dell’1,75% (L’ultimo taglio risale a novembre 2016). La Banca centrale della Nuova Zelanda ha inoltre confermato per l’ennesima volta che la politica monetaria resterà accomodante ancora per lungo tempo.
Secondo quanto dichiarato dal governatore Graeme Wheeler, l’aumento dell’inflazione nel trimestre chiuso a marzo è dovuto principalmente a effetti temporanei (in special modo benzina e prodotti alimentari) che potrebbero portare a una certa variabilità dell’inflazione complessiva nel corso dell’anno”.

Anche in questo caso la posizione dell’istituto centrale ha finito per zavorrare la valuta nel Forex. Il dollaro kiwi infatti si indebolisce: il cross NzdUsd scende a 0,6845 (-0,67%) ma nel corso della notte era giunto anche a perdere l’1,20% scivolando a 0,6718 contro il biglietto verde, livello minimo dal 3 giugno dello scorso anno.

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