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Australia, l’inflazione in crescita non ridà slancio all’Aussie. Aud-Usd segna -0,45%

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Oggi il cross Aud-Usd ha collezionato il terzo ribasso consecutivo ed ha toccato il minimo di tre mesi

L’inflazione cresce leggermente sotto le attese, mentre il governatore Lowe non ha toccato temi rilevanti di politica monetaria (nel corso di un intervento a Sidney).
Per l’Australia sono stati due giorni intensi sotto il profilo economico, e di conseguenza anche per l’Aussie che è interessato da un momento di deprezzamento rispetto al dollaro.

Andiamo per ordine. Nel corso della giornata di ieri il Bureau of Statistics ha comunicato il dato (riguardante il trimestre concluso a marzo) circa l’inflazione, che fa segnare una crescita al 2,1%. E’ meno delle aspettative che erano al 2,2%, ma comunque in crescita rispetto al 1,5% del quarto trimestre del 2016. Si tratta del valore più alto dal gennaio del 2015, rientrante nel target 2-3% fissato dalla Reserve Bank of Australia. Bene così, quindi.

Malgrado questo, l’Aussie è scivolato giù nel Forex. Oggi il cross ha collezionato il terzo ribasso consecutivo ed ha toccato il minimo di tre mesi (al tempo stesso ha toccato i minimi semestrali contro la sterlina). Al momento la coppia AudUsd viaggia a quota 0,7440 (-0,45%).

A pesare è probabilmente un triplo fattore. Anzitutto la convinzione che la RBA possa continuare ancora la sua impostazione da colomba (da agosto ha lasciato il tasso al 1,5%).
Questo tenuto anche conto che Ian Harper – membro del board della Reserve Bank of Australia – ha detto al Wall Street Journal che la debolezza della crescita dei posti di lavoro e dei salari sono una preoccupazione per la banca centrale.
Per ora niente stretta monetaria quindi, e il mercato si è regolato di conseguenza penalizzando il dollaro asutraliano.

In secondo luogo c’è stato un calo dei prezzi delle materie prime.
In terzo luogo c’è preoccupazione dopo l’annuncio dei dazi sulle importazioni di legname canadese da parte degli USA (ma anche la minaccia di abbandonare completamente l’accordo commerciale NAFTA). Questo infatti ha ridato slancio ai timori riguardo il protezionismo di Trump, provocando effetti a catena su tutte le economie legate alle materie prime.
Sotto questo aspetto, sarà importante l’incontro che avverrà tra il premier australiano e il presidente degli Stati Uniti la prossima settimana. Il primo contatto da gennaio scorso, quando i due si sentirono telefonicamente.

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