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Nuova Zelanda, l’inflazione scatta in alto. Ma la RBNZ rinvia ancora la stretta

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Il Governatore Wheeler disse: "La politica monetaria nella Nuova Zelanda rimarrà accomodante «per un considerevole periodo"

Quello che sta facendo la RBNZ somiglia molto a ciò che nella seconda metà del 2016 fece la FED. Di rialzo dei tassi si parlò per mesi, ma si dovette attendere un bel po’ prima che l’aumento del costo del denaro diventasse realtà.
Ecco, lo stesso succede con la Banca della NeoZelanda, che già a febbraio spingeva gli analisti a ritenere probabile la stretta monetaria, visti i buoni dati macro, finendo poi per deludere i trader.

Siamo infatti giunti ad aprile e la stretta ancora non c’è stata. E intanto i dati macro continuano a sostenerla. Oggi è toccato all’inflazione. I dati trimestrali infatti registrano un aumento su base annua dell’inflazione al 2,2%, meglio anche delle previsioni che si attestavano al 2%.
Cosa aspetta la RBNZ allora ad alzare i tassi, fermi da tempo al 1,75%?

Diciamo che storicamente le aspettative di inflazione devono accelerare verso il 2,5-3% prima che la Banca centrale della NeoZelanda faccia una mossa, quindi teoricamente c’è ancora tempo da aspettare. Bisogna poi ricordare ciò che disse qualche settimana fa il Governatore Graeme Wheeler: “la politica monetaria nella Nuova Zelanda rimarrà accomodante «per un considerevole periodo”.

Nessuna stretta monetaria all’orizzonte quindi, almeno nel breve periodo, anche perché il dollaro NZD troppo forte potrebbe rimettere l’inflazione in retromarcia e allontanare l’obiettivo 2%. Ed effettivamente per il dollaro neozelandese questa è stata una settimana buona, visto che guadagna lo 0,5 % sul dollaro (attualmente NZDUSD è a quota 0,7017, e la resistenza successiva è a 0.7070).

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