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Cina, produzione industriale ok ma le vendite calano. Il cross USD-CNH +0,10%

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Il dollaro ha guadagnato nuovamente terreno sul remibi, dopo che lo Yuan si era rialzato a inizio 2017

L’economia della Cina accelera. Il dato riguardante la produzione industriale segna un incremento del 6,3%, in aumento sia rispetto al dato precedente che alle attese degli analisti (6,2%). Crescono anche gli investimenti, che giungono all’8,9% (il consensus era 8,2%). Questo dimostra maggiore stabilità per la seconda economia più grande del mondo.

Tuttavia, non tutti i risultati sono positivi. Le vendite al dettaglio, che sono un indicatore del livello di spesa privata e di governo, è aumentato solo del 9,5% anno su anno. Si tratta di un vistoso calo rispetto al 10,9% registrato a dicembre. Si tratta del tasso di crescita più lento nella storia recente della Cina.
Nel frattempo le vendite al dettaglio hanno rimbalzato bruscamente, scendendo al 9% dal 10,9% registrato nell’ultimo report. Gli analisti avevano previsto un calo, ma non di questa portata.


Ricordiamo che di recente il Congresso del Popolo, ovvero la riunione annuale del parlamento del paese, ha fissato come obiettivo di crescita economica circa il 6,5%, rivedendo la stima al ribasso rispetto ai mesi precedenti. Nel corso dell’ultimo trimestre del 2016 il prodotto interno lordo (PIL) è cresciuto del 6,8% su base annua, portando la crescita per l’intero anno al 6,7%.

Appena qualche giorno fa sono giunti dati pessimi dal punto di vista macro per la Cina. Pechino ha comunicato un calo dei prezzi, e l’inflazione arriva appena a 0,8% annuo in febbraio, molto lontana dal target della People’s Bank of China fissato al 3% per il 2017.

Sul mercato valutario, il cross è stabile poco sopra il valore di 6,9 (a metà mattinata quota 6,9037). Nell’ultimo periodo il dollaro ha guadagnato nuovamente terreno, dopo che lo Yuan si era rialzato a seguito di un periodo nero (il biglietto verde era arrivato a guadagnare circa il 10% contro il remibi).
Vediamo l’evoluzione di questa coppia in uno screenshot tratto da .

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Ricordiamo che la Banca popolare di Cina (PBOC) di recente ha spinto al rialzo i tassi pronti contro termine di dieci punti base, al 2,35%. Ma nessuno si aspetta una manovra restrittiva a breve (attualmente il tasso è a 4,35%, e l’ultimo ritocco fu sul finire del 2015).

La Banca cinese ha il grosso problema di tenere a freno la fuga di capitali e il crollo delle riserve, e l’utilizzo delle riserve per contrastarli ha portato ad un assottigliamento lo scorso anno di 320 miliardi di dollari.
Va anche ricordato che negli ultimi giorni Pechino sembra aver adottato una nuova linea di condotta: non impegnarsi più strenuamente nella difesa del cambio cinese, e accettare l’idea di uno yuan più debole (senza però fare mosse svalutative per non alimentare le frizioni con l’amministrazione Trump).

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