La Banca centrale turca decide di non muoversi e il mercato la punisce ulteriormente (la lira è già la peggior valuta del 2017, ma indietreggia ancora). Malgrado tutti i tasselli fossero al posto giusto, l’istituto centrale ha scelto di lasciare invariati i tassi principali e sui depositi overnight (rispettivamente all’8% e al 7.25%), andando a muovere solo quello sui prestiti overnight (75 punti base al 9,25%).
Una mossa che il mercato ha giudicato insufficiente e ha scoraggiato gli investitori. Questi ultimi hanno dato vita a una pioggia di vendite sulla lira, provocandone un crollo. Nel corso della giornata la divisa è arrivata a scendere anche di un punto percentuale contro il dollaro ( a 3,8286) salvo poi rientrare parzialmente fino a quota 3,7623 nel corso del pomeriggio.
Possiamo vedere l’andamento di questa giornata nel grafico tratto dalla webtrader .
La decisione della banca centrale ha sorpreso i mercati, perché ci si attendeva una stretta monetaria per contrastare l’aumento dell’inflazione e il crollo della lira a livelli storici.
L’ultima mossa sui tassi era avvenuta a novembre, quando il governatore Murat Cetinkaya li aveva alzati fino all’8%, senza però riuscire a contenere il crollo della valuta che nel corso degli ultimi due mesi ha perso il 9% secco.
La scelta fatta dalla Banca centrale mira a costringere gli istituti a ricorrere ai prestiti di emergenza, per i quali è in vigore un tasso dell’11%. Da 8 settimane le aste di rifinanziamento del lunedì sono sospese, e quindi la liquidità agli istituti di credito arriva solo da queste aste di ultima istanza. L’effetto finale è simile ad una stretta monetaria ma formalmente non lo è.
Sullo sfondo c’è la delicatissima situazione politica, con il presidente Erdogan che sembra essere sempre più padrone del paese, e con un referendum costituzionale che ad aprile potrebbe anche formalmente consegnarglielo per tanto tempo ancora, per giunta con poteri ancora più ampi.