Le prime dichiarazioni di Donald Trump come nuovo presidente USA non hanno soddisfatto gli investitori e i mercati, che forse si sono resi conto di avere alzato troppo l’asticella delle aspettative, e adesso stanno spingendo al ribasso il dollaro.
Nella settimana che si è chiusa con l’insediamento ufficiale del tycoon alla Casa bianca, il biglietto verde ha perso terreno nei confronti dell’euro (EURUSD), come si può vedere dal grafico sottostante.
Se ampliamo poi il discorso all’ultimo mese, il ripiegamento giunge fino al 2,55%. Dal minimo raggiunto il 20 dicembre (1.03897) in poche settimane si è passati a 1.07028. Anche se siamo distanti dal 1.15331 che venne raggiunto a febbraio 2016, è evidente che qualcosa è cambiato dalla fine del 2016 in poi.
E’ cambiato che l’effetto Trump sta perdendo vigore. Il nuovo presidente (così come la valuta americana) ha cominciato a perdere colpi perché non ha dato quelle risposte concrete che gli analisti si attendevano dalle sue prime uscite pubbliche, specialmente riguardo la politica fiscale e i rapporti commerciali con l’estero. Ovvero quei fattori che inizialmente avevano spinto il dollaro dopo l’elezione di Trump.
Proprio la mancanza di contenuti chiari ha ridato spinta alle posizioni degli scettici, alimentando così la fiacchezza del dollaro nell’ultimo mese. Un ruolo l’ha probabilmente recitato anche l’andamento fin troppo spinto avuto dal biglietto verde dall’inizio di novembre in poi. Era impensabile che la baldoria sarebbe andata avanti ancora.
Nella prossima settimana la situazione non dovrebbe cambiare molto. Il vero appuntamento macro di rilievo arriverà infatti solo in coda (venerdì), quando verrà reso noto il dato sul PIL (4° trimestre) previsto al 2,2%, ovvero in calo rispetto al 3,5% del trimestre precedente. Altro segnale che il mercato si aspetta una spinta minore nell’economia.
