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Pressione ribassista su Gbp-Usd, ma la sterlina resiste dopo aver toccato i minimi da 32 anni

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La Brexit continua a dominare il destino della sterlina. In mattinata il cross Gbp-Usd segnava quota 1.21141

Il lunedì nero della sterlina al momento non sembra avere seguito, anche se il cross GbpUsd questa mattina ha sfiorato i minimi di 30 anni. Il cross è scivolato fino a quota 1,21141, valori che non si vedevano dal 1985.

La scossa forte è giunta nella giornata di ieri, quando hanno ricominciato a palesarsi i timori sugli effetti della Brexit. La premier britannica May ha detto che la priorità del Regno Unito sarà il controllo dell’immigrazione, ancora più che le questioni riguardanti il mercato unico.

Poi è toccato alla Scozia dare un’altra stoccata alla sterlina, visto che la prima ministra Nicola Sturgeon ha sottolineato che il paese delle cornamuse non esiterà ad invocare un nuovo referendum indipendentista, qualora il Regno Unito non manterrà l’accesso al mercato unico.

Due schiaffi alla sterlina nel giro di brevissimo tempo, che hanno avuto il logico effetto di spingere il pound al ribasso. Le vendite nette speculative sulla sterlina sono salite ai massimi di 3 settimane, secondo il report CFTC.

Gli effetti si sono sentiti anche nella prima parte della giornata odierna, quando la sterlina è scivolata fino a quota 1.21141, segnando così il raggiungimento dei minimi del 1985.
In seguito c’è stata una ripresa della valuta britannica, che è riuscita ad azzerare le perdite sul biglietto verde, e anzi a metà pomeriggio ha invertito la rotta andando a posizionarsi in territorio positivo di 0,12%.

La situazione rimane però critica, e andrà valutata con attenzione nelle prossime sedute, soprattutto in relazione agli eventi macro in agenda domani (Produzione manifatturiera britannica e discorso del presidente Trump alla stampa).

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