Nella prima riunione di politica monetaria dell’anno avvenuta giovedì, la banca centrale turca (CBRT) resta ferma sul fronte dei tassi di interesse, confermando il “repo” a una settimana al 17% come si aspettavano gli analisti.
Una pausa quindi, dopo il doppio brusco aumento degli ultimi due mesi. Il board governato da Naci Agbal, aveva infatti alzato il tasso di 475 punti base nella sua prima riunione a novembre, e poi di altri 200 punti base nella successiva riunione di dicembre.
La CBRT si è impegnata a mantenere il costo del denaro a un livello elevato per un “periodo di tempo esteso”, precisando che sarà “fino a quando forti indicatori non indicheranno un calo permanente dell’inflazione e della stabilità dei prezzi”. I dati all’inizio di questo mese hanno mostrato che i prezzi al consumo del paese sono aumentati del 14,6% a dicembre, il massimo da agosto 2019 e ben al di sopra dell’obiettivo del 3% -7% della banca centrale.
La banca ha inoltre promesso di adottare una stretta monetaria aggiuntiva, se necessario (anche dopo che il presidente Erdogan ha affermato che gli alti tassi di interesse non servono alla Turchia).
La lira turca nel frattempo è rimasta poco cambiata a rispetto al dollaro USA ( a 7.4), dopo il recupero dal minimo storico contro il biglietto verde toccato a novembre scorso ( a 8,58). Nell’ultimo anno il cambio con il biglietto verde ha segnato una svalutazione del 25% (peggio ancora il cambio , salito del 37%).
La doppia manovra restrittiva di novembre e dicembre ha consentito alla Turchia di venire parzialmente fuori da una crisi profonda della bilancia dei pagamenti, e ripristinato parte della credibilità della CBRT, messa in discussione dalle continue ingerenze di Erdogan durante la precedente presidenza di Murat Uysal.
