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Altra “ripresina” per il DOLLARO, malgrado il dato deludente sui Non Farm Payrolls

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L’economia statunitense ha perso 140.000 posti. A spingere il biglietto verde è l’impennata dei rendimenti del Tesoro

Il dollaro continua a vivere una timida ripresa, dopo la forte tendenza al ribasso dell’ultimo periodo. E questo nonostrante il dato deludente sui Non Farm Payrolls. A spingere il biglietto verde è l’impennata dei rendimenti del Tesoro.
Il si è così riportato in orbita 90, consolidando il rimbalzo dal livello più basso in quasi tre anni.
Gli investitori si stanno comunque concentrando sulle prospettive di una rapida ripresa economica e maggiori stimoli fiscali sotto la nuova presidenza Biden (cosa negativa per il dollaro, per via del conseguente ampliamento del disavanzo di bilancio).

Come detto, i guadagni sono arrivati ​​nonostante un deludente rapporto sull’occupazione, che ha mostrato che l’economia statunitense ha perso 140.000 posti di lavoro a dicembre.
Non solo questo dato è al di sotto delle aspettative di mercato che erano per un aumento di 71.000, ma soprattutto si tratta del primo calo dell’occupazione da maggio, quando il mercato del lavoro ha iniziato a riprendersi dopo lo shock pandemico.
Questo dato è dovuto principalmente al calo di posti nel tempo libero e nell’ospitalità, nell’istruzione privata e nel governo, mentre l’occupazione nel settore manifatturiero è stata superiore al previsto.

La retribuzione media oraria è aumentata di 23 centesimi, 0,8% su mese, a 29,81 a dicembre. Al di sopra delle aspettative del mercato. Si tratta del più forte aumento della retribuzione oraria media da aprile. Su base annua, i guadagni orari medi sono aumentati del 5,1%.
Nel frattempo i decessi correlati al Covid-19 negli Stati Uniti hanno raggiunto il secondo record giornaliero consecutivo a 4.085. La pandemia ha causato almeno 365.208 vittime negli Stati Uniti.

Lo slancio al rialzo della coppia si è esaurito una volta giunto in area 1,235. Tuttavia le prospettive rimangono positive per la valuta unica, sostenute dalle prospettive di una forte ripresa nella regione e da ulteriori stimoli fiscali da parte di Fed e BCE. Inoltre, i tassi di interesse reali continuano a favorire l’area dell’euro rispetto agli Stati Uniti.

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