Dopo un po’ di corse, lo Yuan cinese si raffrdda rispetto al dollaro (). Il sentiment di rischio che aveva sostenuto la valuta cinese, adesso fa i conti con le ultime novità.
Anzitutto le nuove sanzioni con le quali gli USA colpiscono almeno una dozzina di funzionari cinesi per l’applicazione di una legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong.
In secondo luogo, i timori legati al possibile naufragio del rapporto Londra-Ue su Brexit.
Il risk-sentiment si è deteriorato ulteriormente per via della nuova ondata di infezioni da coronavirus negli Stati Uniti, con New York, Pennsylvania e California che hanno dovuto affrontare un aumento allarmante dei ricoveri.
Lo yuan – che si è rafforzato di oltre il 6,5% rispetto al dollaro quest’anno – è sostanzialmente stabile. Il cambio resta sul livello 6,52, comunque in prossimità dei massimi di 30 mesi.
Evidenziamo che a 6,49 c’è un livello di supporto molto solido che evidentemente sta facendo effetto.
Nonostante il recente apprezzamento dello Yuan, i policymaker non sembrano ancora preoccuparsi della forza dello yuan.
Intanto sul fronte macro, il surplus commerciale della Cina è balzato a 75,42 miliardi di dollari a novembre, il più grande dall’inizio della serie nel gennaio 1981. Le riserve valutarie di Pechino schizzano a 3.178 trilioni di USD, registrando l’aumento più alto dall’agosto del 2016.
La Banca popolare cinese (PBoC) ha immesso 60 miliardi di CNY nel mercato tramite pronti contro termine attivi a sette giorni. Lo scopo è mantenere una liquidità ragionevole e sufficiente del sistema bancario.