Qualche spiraglio sulla questione Brexit mette le ali alla sterlina britannica, che corre e arriva al massimo di un anno contro il dollaro.
Il cambio ha infatti toccato 1,35 per la prima volta da dicembre 2019, dopo che il ministro degli Esteri irlandese Simon Coveney ha affermato che esistono buone possibilità che la Gran Bretagna e l’UE possano raggiungere un accordo commerciale post-Brexit nei prossimi giorni.
Anche Boris Johnson si è peraltro detto “ottimista” che un accordo di libero scambio con l’Ue possa essere raggiunto in extremis.
I negoziati sono bloccati sulle divergenze in materia di pesca, aiuti di Stato alle imprese e regole per risolvere le controversie.
Ma ancora prima di questo barlume di ottimismo, la sterlina stava correndo.
Il “cable” sta infatti beneficiando della domanda di valute più rischiose, supportata da rinnovate speranze di un vaccino contro il coronavirus (il Regno Unito è il primo paese al mondo a dare il via libera all’uso del vaccino Pfizer-BioNTech) ma anche dai progressi verso lo stimolo fiscale degli Stati Uniti.
A novembre, la sterlina ha guadagnato il 3% contro il biglietto verde, che sta attraversando una fase di grave debolezza. Tanto che il – che misura l’andamento del biglietto verde rispetto a un paniere di valute principali – è sceso sotto quota 91 per la prima volta da aprile del 2018.