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DOLLARO fiacco dopo Trump-Biden. Intanto Lagarde “imita” la FED sull’inflazione

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I mercati si accendono sul possibile nuovo accordo di stimolo che potrebbe arrivare fino a 2,2 trilioni di dollari

Non ha creato scossoni al mercato valutario, il primo faccia a faccia tra i due candidati alle presidenziali USA, Trump e Biden (a parte alimentare le preoccupazioni per un voto contestato e un risultato non così chiaro). Il dollaro USD viaggia a tinte alterne rispetto alle altre valute principali, con gli investitori si concentrano maggiormente sui dati economici, sulla situazione della pandemia e sugli stimoli fiscali.

A tal proposito, è stata accolto con favore il tono ottimista del Segretario al Tesoro Steven Mnuchin, che si è detto molto ottimista riguardo il raggiungimento di un nuovo accordo di stimolo che potrebbe arrivare fino a 2,2 trilioni di dollari. La notizia ha alimentato un po’ di propensione al rischio ed avuto un effetto a Wall Street, che ha bruscamente invertito al rialzo.

E poi ci sono i dati macro. Secondo il Bureau of Economic Analysis (BEA) degli Stati Uniti, l’economia si è contratta a un tasso annuo del 31,4% nel secondo trimestre, appena meglio delle previsioni a 31,7%. Tuttavia, resta la contrazione annuale più ripida mai registrata. La caduta del PIL è stata determinata da un crollo verticale dei consumi (-33,2%).

Sul fronte del lavoro, i nuovi dati ADP evidenziano che le imprese private hanno aggiunto 749.000 lavoratori a settembre, il più grande guadagno in tre mesi (meglio anche delle attese). Il settore dei servizi ha guidato il forte rimbalzo, con 552.000 posizioni.

Il , che misura il biglietto verde rispetto a un paniere di valute, rimane poco sotto quota 94, aggirandosi nei pressi della resistenza (ora supporto) di breve periodo a 93.7 (fonte grafica broker ).

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Sebbene l’indice si sia indebolito nelle ultime sessioni, il è pronto per un guadagno mensile di oltre un punto percentuale (ma cala da inizio anno di oltre il 2%).

Il cambio rimane stazionario attorno 1,17, con l’euro che sta pesando anche le parole del capo della BCE Lagarde, che ha allineato le posizioni della eurotower a quelle della FED circa l’inflazione. In sostanza, Lagarde vorrebbe una banca centrale meno ossessionata dall’inflazione e più concentrata su crescita ed occupazione. “La formulazione dell’obiettivo di inflazione della Bce, indicato nel 2003 come al di sotto ma vicina al 2%, era adeguata a un periodo in cui la Bce stava cercando di affermare la propria credibilità e un’inflazione troppo alta era la principale preoccupazione. Nella situazione attuale di bassa inflazione, le preoccupazioni sono diverse e questo deve riflettersi nel nostro obiettivo d’inflazione”.

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